Fogarole
La piccola frazione, un tempo denominata Fogarolo, è posto sulla riva del Po, al limite del territorio comunale ed è immerso nel pittoresco scenario padano, tra boschi di pioppi e ampie distese, tipiche della bassa, interrotte da frutteti.
La località è citata in una carta topografica dell'agro cremonese dell'inizio del '500, con il nome di ''Fogaroi'', da cui la denominazione attuale. L'etimologia di questo nome pare derivi dalla volontà di indicare uno dei punti di maggior foga delle acque del Po, il cui alveo in passato occupava tutta l'area dell'attuale frazione.
La chiesa parrocchiale di Fogarole si venne a formare in un vasto arenile lasciato scoperto dal Po, quando gli abitanti del luogo, per invocare protezione, eressero un oratorio dedicato alla Vergine Madre di Dio, detto localmente Madonna del Sabbione. L’oratorio, inizialmente sotto la diocesi di Cremona, passò poi sotto la prepositura di Busseto prima e Monticelli d’Ongina poi. Agli inizi del XVI l’oratorio fu sostituito da una vera e propria chiesa dedicata a S. Bernardino da Siena. L'attuale chiesa venne però edificata all’inizio del nostro secolo poiché la vecchia chiesa, in pessime condizioni, non poteva più far fronte alle esigenze spirituali della popolazione. L’opera venne affidata all’architetto Tancredi Venturini e i lavori, iniziati con la posa della prima pietra nel 1903, si conclusero nel 1906; il campanile venne sopraelevato nel 1931.
L’edificio si presenta in stile lombardo, con pianta a croce latina. La facciata in cotto, con decorazioni in ceramica policroma, è tripartita in corrispondenza delle navate interne, mentre il portale centrale d’ingresso, affiancato dalle entrate laterali, è sormontato da un rosone traforato. La cornice di coronamento si conclude con cinque guglie. Internamente, degna di nota è una ''Madonna con bambino'' in terracotta, forse originaria immagine venerata dagli abitanti di Fogarole. Inoltre sulla parete di destra del presbiterio una tela di ''Gesù fra i dottori'' del XVII-XVIII secolo, potrebbe essere attribuita al cremonese Francesco Boccaccino. Due opere pittoriche del Molinaretto e di Pietro Gazza sono conservate in sacrestia.